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Facciamo il punto sul PNRR: a che punto è l’Italia?

Marie Fiocco
Facciamo il punto sul PNRR: a che punto è l’Italia?

A distanza di quasi due anni dall’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e a distanza di un anno dalla pubblicazione dei bandi di contributo finalizzati allo stanziamento dei 236 miliardi di euro messi a disposizione dall’Unione Europea per la ripresa economica del Paese a seguito della pandemia Covid-19, l’Italia ha realizzato solo il 18% dei progetti previsti.

Il quadro nazionale 

La Corte dei conti, nell’ultimo report semestrale, segnala che più di metà delle misure previste dal PNRR sono in ritardo rispetto a quanto inizialmente previsto. Lo Stato, infatti, ha ricevuto dall’UE già il 34,4% dei 191,5 miliardi assegnati a fondo perduto, ma è riuscito ad erogare solo 6 miliardi di euro.

Il quadro delle altre nazioni europee

Lo Scoreboard della Commissione Europea, consente di dare un quadro completo dello stato di avanzamento delle riforme nell’ambito del piano Next Generation UE del quale il PNRR italiano fa parte. Lo scoreboard, infatti, traccia l’andamento delle riforme, dei progetti e degli esborsi a ogni Stato. 

Nonostante gli evidenti ritardi sulla tabella di marcia in verità l’Italia ha raggiunto fin ora il doppio dei milestone e dei target previsti rispetto alla restante media europea che si aggira intorno al 9%. La Germania, il Belgio, l’Austria, la Svezia, il Lussemburgo, l’Irlanda, la Finlandia, Polonia e la Danimarca, infatti, non hanno ancora avviato nessun intervento. 

Tale dato, però, preso singolarmente potrebbe risultare forviante, in quanto in verità, gli stati sopra citati, essendo i più ricchi e i meno colpiti dall’emergenza Covid, avevano fatto ricorso a Next Generation Eu molto meno dell’Italia, pertanto i soldi assegnati sono pochi e hanno tempo fino al 2026, hanno quindi più tempo, per svolgere le azioni previste.  

La Spagna e la Francia, invece, sono hanno un numero inferiore di milestone e target da completare ma in proporzione il tasso di realizzazione del programma è in realtà maggiore, del 22% in entrambi i casi. 

Le cause del ritardo

Tra le principali cause dei ritardi vi è sicuramente l’aumento del costo delle materie prime, ma a queste si sommano le difficoltà burocratiche e i problemi di competenze e autorizzazioni che pongono un importante freno al flusso di attività e di azioni da svolgere per raggiungere i target e i milenstone del PNRR. 

Dalla ricezione del denaro, infatti, si avvia un complesso processo che prevede l’avvio di gare, appalti, assunzione di personale, autorizzazioni da parte di numerosi enti. È proprio qui che si stanno provocando numerosi ritardi.

Inoltre, i Comuni e le amministrazioni pubbliche, hanno fatto fatica ad assumere il personale necessario per la realizzazione di molti dei progetti del PNRR e tutt’ora il problema risulta permanere. Avrebbero dovuto essere, infatti, 15mila le nuove assunzioni, ma finora sono state solo 2.500. 

Infine, la questione più urgente ora, risulta essere quella legata ai 19 miliardi di euro che l’Europa ha bloccato, congelandoli, a seguito delle riserve espresse su alcuni progetti presentati dell’Italia. Vi sono, infatti, alcuni piani che il Governo italiano stesso intende modificare in quanto ritenuti non realizzabili, a favore di altri. Per apportare questi cambiamenti però è la Commissione europea a dover dare il via libera e questo processo provoca ulteriori ritardi sul raggiungimento degli obiettivi prefissati.

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