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Le criticità del Decreto MASE CER del 24 Gennaio: un'analisi approfondita

Ilaria Bresciani
Le criticità del Decreto MASE CER del 24 Gennaio: un'analisi approfondita


Il Decreto MASE del 24 gennaio, volto a promuovere le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), presenta sfide significative che richiedono attenzione e comprensione. 

La pubblicazione delle fasi applicative ha evidenziato i primi ostacoli normativi. Ad esempio, la regola che impedisce a un impianto esistente di unirsi a una comunità energetica, richiedendo la creazione preventiva della Comunità Energetica, crea complicazioni per molte aziende con impianti fotovoltaici preesistenti. Inoltre, la restrizione sulle grandi imprese, concepita per sostenere le PMI con finanziamenti europei, suscita preoccupazioni sulle risorse di investimento per le aziende di maggiori dimensioni. Si auspica una revisione che consenta alle grandi imprese di partecipare, garantendo l'accesso all'energia anche alla grande distribuzione.

Esaminiamo le principali criticità che emergono dal decreto e che potrebbero influenzare l'efficacia delle sue disposizioni.

1. Norme attuative, continui ritardi e complessità temporali:

Una delle sfide importanti riguarda le norme attuative e i continui ritardi nel loro rilascio. Nonostante il Decreto stabilisca che le regole operative saranno pubblicate entro 30 giorni dall'entrata in vigore il 24 gennaio, questo documento era atteso già da 6 mesi prima della sua emanazione. La prolungata attesa ha creato incertezza e ritardi, ostacolando gli investimenti e le aggregazioni tra i soggetti interessati alle CER.

In aggiunta, la burocrazia introduce complessità e ritardi significativi. Con il nuovo Decreto MASE, il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) avrà 45 giorni per implementare la piattaforma destinata alle richieste di accesso. Si stima che il periodo complessivo prima che l'intero processo sia operativo possa estendersi a circa 2 mesi e mezzo.

Questi continui ritardi e la complessità temporale ostacolano gli investimenti e creano un contesto poco favorevole alle aggregazioni tra i diversi soggetti interessati a dar vita a una Comunità Energetica. Un quadro normativo chiaro e tempestivo è cruciale per agevolare gli investimenti e la collaborazione tra gli attori che intendono contribuire alla nascita di una CER, sostenendo così la transizione verso un modello energetico più sostenibile e collaborativo.

2. Inizio del funzionamento degli impianti e criticità emergenti:

Un ostacolo rilevante riguarda l'avvio delle operazioni degli impianti rinnovabili e le sfide emerse dalla comparazione tra il nuovo Decreto MASE e il D.Lgs 199/2021. Mentre il testo attuale indica che i dispositivi possono essere attivi dopo la creazione della CER, il Decreto 199 stabilisce inequivocabilmente che gli impianti possono far parte della CER solo se entrano in funzione dopo il 16 dicembre 2021. 

Questa apparente discrepanza genera interrogativi e preoccupazioni, soprattutto considerando che diversi impianti sono stati realizzati o sono in corso di realizzazione durante il periodo in cui non era prevista la costituzione preventiva della CER. Tale cambiamento normativo rischia di ingessare il percorso sin qui compiuto, escludendo impianti che, in base alle precedenti disposizioni, avrebbero potuto far parte delle Comunità Energetiche. Questo impatto retroattivo solleva dubbi sulla coerenza del quadro normativo e sull'equità nei confronti di coloro che hanno investito risorse seguendo le disposizioni originarie del D.Lgs 199/2021.

Molteplici soggetti, che hanno investito in impianti secondo le precedenti disposizioni, si trovano ora in una situazione in cui non possono più accedere ai benefici, mettendo a rischio lo sviluppo del percorso e la capacità di raggiungere gli obiettivi previsti.

Inoltre, la situazione mette a rischio lo sviluppo del percorso e la capacità di raggiungere gli obiettivi previsti, in quanto molti investitori si trovano ora nella condizione di non poter più ottenere i benefici derivanti dalle tariffe incentivanti previste dal GSE per la produzione e lo scambio di energia. Questo rappresenta un serio problema che richiede una sollecita revisione delle disposizioni per garantire una transizione equa e sostenibile per tutti gli attori coinvolti nelle Comunità Energetiche Rinnovabili.

3. Modifiche alla potenza, bacino delle CER e nuove opportunità territoriali:

Il passaggio dalla cabina secondaria a quella primaria rappresenta un significativo avanzamento, offrendo un'opportunità più ampia per coinvolgere e aggregare un maggior numero di soggetti. Questa transizione, se da un lato offre opportunità più estese, dall'altro comporta sfide e cambiamenti sostanziali per le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER).

Prima di tutto, se in passato le CER assumevano spesso un carattere più locale e familiare, rappresentando al massimo il territorio di un piccolo comune, ora, con il riferimento alla cabina primaria, le CER possono abbracciare uno o più comuni. Questo implica un maggiore sforzo, ma al contempo una maggiore opportunità, nella costruzione e gestione dei partenariati e potrebbe comportare sfide finanziarie. La tipologia stessa delle CER, spesso organizzate in modo non-profit e basate su un coinvolgimento comunitario, le rende meno propense a disporre dei capitali necessari per investimenti di grande portata.

È fondamentale comprendere l'impatto di tali modifiche sulle comunità coinvolte. La necessità di investimenti sostanziali potrebbe sfidare la sostenibilità finanziaria delle CER, evidenziando la necessità di ulteriori riflessioni e supporti, anche da partner strategici, per garantire che le opportunità territoriali non siano accompagnate da eccessive difficoltà operative e finanziarie per le comunità stesse.

4. Restrizioni sui beneficiari dei contributi e rischi finanziari:

Affrontare le sfide operative e finanziarie per le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) nell'attuale contesto normativo rappresenta un compito impegnativo. Le restrizioni sui beneficiari dei contributi introdotte dal nuovo Decreto MASE pongono una serie di sfide significative per le CER.

La clausola che limita i benefici ai soli sistemi di autoconsumo e alle Comunità Energetiche impone alle CER la responsabilità di effettuare l'investimento. La natura non profit delle CER, orientata verso obiettivi ambientali e sociali, si scontra con la necessità di reperire fondi significativi per avviare gli impianti e garantire la piena operatività della comunità. La bassa capitalizzazione delle CER e la loro struttura associativa sollevano interrogativi sulla capacità di accedere a finanziamenti esterni, come quelli offerti dalle banche, senza esporre i partecipanti a rischi patrimoniali. Al contempo, le ambiguità interpretative della condizione di "colui che sostiene l'investimento" generano ulteriori complicazioni.

Questo scenario introduce un elemento di incertezza finanziaria, rendendo più difficile il completo utilizzo delle risorse entro la scadenza del giugno 2026. In assenza di chiarimenti che dovranno essere forniti dai competenti enti, e di un supporto concreto e fattivo, le CER potrebbero affrontare il rischio di non poter ottenere i benefici derivanti dalle tariffe incentivanti previste dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) riguardanti la produzione e lo scambio di energia. 

5. Difficoltà finanziarie per le Comunità Energetiche:

La peculiarità intrinseca delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), che operano come organizzazioni senza scopo di lucro riunendo produttori e consumatori per la produzione, lo scambio e il consumo di energia da fonti rinnovabili, crea una serie di sfide finanziarie.

Essendo orientate verso obiettivi ambientali, sociali ed economici piuttosto che al perseguimento di profitti, le CER non possono facilmente reperire le risorse necessarie attraverso contributi diretti dai partecipanti. Inoltre, la natura stessa delle CER solleva interrogativi significativi sulla possibilità di recuperare risorse aggiuntive una volta assegnato il contributo.

La bassa capitalizzazione delle CER aggiunge un ulteriore strato di complessità. L'obbligo di reperire il 60% rimanente da istituti bancari introduce un elemento di sfida finanziaria significativo. La difficoltà nel ricorrere a crediti esterni, come quelli offerti dalle banche, è intrinseca alla struttura delle CER, che, se organizzate in forma associativa, potrebbero non fornire sufficienti garanzie finanziarie per gli istituti creditizi. Ciò espone i partecipanti, vale a dire i soci delle CER, al rischio patrimoniale, poiché potrebbero essere chiamati a rispondere con i propri beni.

In questo contesto, l'ottenimento di finanziamenti potrebbe rivelarsi un'impresa ardua, minando la capacità delle CER di sfruttare appieno le risorse messe a disposizione entro la scadenza prevista e sollevando interrogativi sulla sostenibilità finanziaria di tali iniziative nel lungo periodo.

In tale scenario un ruolo di primario rilievo potrebbero assumerlo gli investitori privati, i quali, anche tramite meccanismi di partenariato pubblico privati, potrebbero garantire alle CER le risorse finanziarie di cui necessitano per realizzare il loro progetto. 

6. Contributo finanziario delle aziende e ruolo dei produttori esterni:

Il nuovo Decreto MASE CER presenta ambiguità riguardo al coinvolgimento finanziario delle aziende esterne e al ruolo dei produttori terzi nell'investimento per gli impianti destinati alle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). La questione cruciale è se gli impianti debbano essere di proprietà esclusiva della CER o se vi sia la possibilità che terzi, come produttori esterni, possano realizzare gli investimenti e mettere a disposizione gli impianti per la CER.

Se la proprietà degli impianti è strettamente vincolata alla CER, ciò potrebbe fortemente limitare la partecipazione di imprese e operatori specializzati, come le utility. Tuttavia, la situazione cambia se gli impianti non devono necessariamente appartenere ai membri che ne usufruiscono, ma possono essere resi disponibili da terzi, come specificato nella delibera ARERA al punto 3.4, lettera g (ii).

L'incertezza su questo aspetto potrebbe rappresentare un ostacolo al pieno sviluppo delle potenzialità offerte dal Decreto. 

Conclusione:

Il Decreto MASE CER presenta opportunità, ma necessita di una revisione ponderata. È essenziale affrontare le criticità identificate, che spaziano dall'aspetto temporale alle restrizioni sui beneficiari, attraverso chiarezza e specificità per assicurare il successo delle Comunità Energetiche Rinnovabili. Si auspica che i prossimi decreti attuativi possano superare tali criticità, semplificando così il quadro operativo. Siamo impegnati a fornire ulteriori informazioni e supporto, collaborando con le CER per affrontare le sfide e sfruttare appieno le opportunità offerte dal decreto. Il nostro obiettivo è agevolare una transizione efficace verso un modello energetico più sostenibile e inclusivo.

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